In tema di utilizzabilità a fini probatori dei messaggi whatsapp, con la sentenza n. 39529/2022 la Suprema Corte ha ribadito che i messaggi “whatsapp” e gli sms, peraltro oggetto di testimonianza della persona offesa, conservati nella memoria di un telefono cellulare hanno natura di documenti ai sensi dell’ art. 234 c.p.p., sicché è legittima la loro acquisizione mediante mera riproduzione fotografica, non trovando applicazione né la disciplina delle intercettazioni, né quella relativa all’acquisizione di corrispondenza.

Ma vi è di più. Nel caso di specie i messaggi erano stato fotografati dalla Polizia Giudiziaria, con la conseguenza che la Corte ha ritenuto che la corrispondenza della fotografia (documento) all’originale telematico potesse essere asseverata dalla qualifica soggettiva dell’agente che effettua la riproduzione, rendendo così il messaggio utilizzabile anche in assenza del sequestro dell’apparecchio.

Da ultimo si precisa che nel caso di specie i medesimi messaggi erano stati scaricati sul pc dalla persona offesa così che l’utilizzabilità del contenuto degli stessi è anche conseguenza della riconosciuta attendibilità delle dichiarazioni accusatorie rese dalla stessa p.o.